Travaglio: il megafono delle procure

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Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 12 mag 2008, 14:29

Sul serio: che dobbiamo fare con Marco Travaglio? Perché vedete, quelle di Marco Travaglio non sono «opinione diverse»: sono piccole e grandi falsità mischiate a omissioni, ciò che nell’insieme forma una cosa che si chiama propaganda. Che sia per se stesso, o per i suoi amici, è propaganda. E che dovremmo fare? Si sbaglia in ogni caso. Se te ne occupi fai il suo gioco vanesio e legittimante, oltretutto perdi un sacco di tempo perché la quantità di cose appunto false e omissive da lui dette è talmente clamorosa da rischiar di consumare, solo per replicargli e smentire, tutto il tuo tempo e tutti i tuoi articoli. Se invece non te ne occupi, viceversa, c’è il rischio che il silenzio passi per assenso e dunque che lui, per farsi notare e fare sempre più il fenomeno, ogni volta alzi la posta delle cretinate che scrive e che ripete a pappagallo. Che fare, dunque? Va considerato peraltro che l’ego pubblico del ragazzo è talmente devastante da farlo esser fuori casa sette giorni su sette: presentazioni di libri suoi, libri di altri, spettacoli teatrali, girotondi, kermesse satiriche, comizi di Grillo, convegni organizzati da circoli culturali o da banche, soprattutto talk show illiberali sinché non lo invitano, questo secondo uno schema nondimeno brutale: se l’invitano deve poter dire qualsiasi cosa di questo regime, sennò è la prova che il regime c’è; se non l’invitano, be’, vuol dire che il regime c’è definitivamente.
A proposito: Biagi è stato cacciato. Non è vero, è documentalmente provato che è falso, niente di serio prova il contrario: ma a lui e altri lo ripetono sperando che la cosa passi in cavalleria. Propaganda? I signori conduttori, nel dubbio, lo invitano. Travaglio oltretutto alza gli ascolti perché attira sia i descolarizzati & frustrati che lo amano (target Di Pietro) sia quelli che lo detestano e allora lo guardano come si guarda, dicendo «che schifo», un gatto spiaccicato sull’autostrada. Nel frattempo il terzo gode: si chiami Santoro, Fazio o chi volete. Che ci vuole: è sufficiente dissociarsi con una formuletta. L’ha fatto l’altro giorno Fabio Fazio, tutto contento, perché Travaglio è uno che fa comunque rumore e che fa parlare della tua trasmissione. Travaglio ha detto cose orrende del neopresidente del Senato, Renato Schifani, estraendo dal cappello alcune remote frequentazioni tra lui e altra gente che è stato indagata per mafia 18 anni dopo.
A Travaglio non par vero di potersi auto-associare a giornalisti come Lirio Abbate (persona seria, minacciata dalla mafia, ma essenzialmente cronista come Travaglio non è mai stato) o come Roberto Saviano, l’autore di Gomorra che ad Annozero, qualche settimana fa, in confronto, ha fatto sembrare Travaglio come un figurino patetico e impiccato ai suoi verbalini. Minacce mafiose: conoscendolo, è la medaglia cui Travaglio ambirebbe maggiormente. E una bella scorta, magari. Perché lui è libero e il regime vuole ucciderlo, mentre non siamo prigionieri e non ci fila nessuno: lo schema, involuto, è questo. Da capo: che fare, dunque? Non se ne uscirà, di questo passo. La logica degli ascolti e la vanità di questo addetto stampa della magistratura italiana presto ce lo mostrerà anche alla Prova del cuoco ad accusare Giuliano Ferrara di essere grasso (la sfottò per difetti fisici è una sua ossessione, da fascistello qual è) o a spiegare che la lobby dei tacchini natalizi era chiaramente citata nel «Piano di Rinascita nazionale» caro a Licio Gelli. Perché un altro punto, e ve lo dice uno che i verbali giudiziari li ha letti e masticati per vent’anni, è che Travaglio non è uno appunto che ha «opinioni diverse», Travaglio è un cialtrone. Marco Travaglio è un grandissimo cialtrone inviso a qualsiasi persona intellettualmente onesta e minimamente informata. È la faziosità pura, la riproposizione dei passaggi di alcune sentenze al posto di altri, di certi verbali al posto di altri, di certi avversari al posto di altri. È l’enfasi delle sentenze di condanna e in caso di assoluzione è la sottolineatura delle parti che la condanna auspicavano. È l’invenzione di status giuridici inesistenti (prescritto al posto di non colpevole, soprattutto) o è la citazione dell’articolo articolo 530 come «insufficienza di prove» anziché «assoluzione perché il fatto non sussiste». È dire «in nessun paese del mondo avviene che» anche se non è vero, sapendo che nessuno o quasi andrà a controllare: vedasi il caso delle intercettazioni telefoniche, o del celebre conflitto di interessi, che negli Usa sarebbe tranquillamente tollerato come ha ripetuto Al Gore di recente. Più in generale, Marco Travaglio è un fracco di balle di cui nessuno si accorge perché lui è così «documentato» che nessuno si prende la briga di controllare, tantomeno conduttori e direttori e capiredattori. Per anni Travaglio ha attribuito a Paolo Borsellino la citazione di una telefonata tra Mangano e Dell’Utri dove si parlava di droga: appreso che questa telefonata non è mai esistita, lui ha continuato a citarla. Travaglio ha scritto balle contro Mediaset e Fedele Confalonieri: condannato, ma non lo sa nessuno. Ha scritto balle contro Cesare Previti: condannato, ma non lo sa nessuno. E pochi sanno degli errori materiali (chiedete a Giuseppe Ayala) e pochi sanno dei casi di omonimia di cui ha dovuto scusarsi (chiedete a Pier Ferdinando Casini, Giuseppe Fallica e Antonio Socci) e pochi sanno soprattutto delle tantissime sciocchezze e omissioni che nessuno sta neppure a smentire.
All’ultimo Annozero Travaglio ha detto che Grillo non può essersi arricchito con l’antipolitica perché i quattro milioni di euro da lui dichiarati, in realtà, sono del 2005, e cioè di quando i vaffanculo day neppure li faceva. Non è vero, sono i redditi dell’anno scorso: ma a lui basta dirlo. Al V-day di qualche settimana fa Travaglio ha tuonato contro i finanziamenti pubblici all’editoria e ha detto che anche L’Unità percepisce contributi «come tutti i giornali italiani»: e non è vero, perché la sua Unità percepisce più contributi di tutti, in quanto stampa politica come tantissimi altri giornali non sono. Se vai suo internet e cerchi l’ultimo articolo di Travaglio contro Gianni Alemanno, nei sindaco di Roma, trovi le accuse più incredibili contro di lui ma neppure la citazione del dettaglio che è stato assolto. Sempre assolto. Il nostro precisino sa essere tremendamente impreciso: ogni volta alza la posta dell’invettiva, abbassa l’asticella del target e tutto il resto è regime: magari citando e ricitando Montanelli. Quando un Montanelli redivivo, oggi, a uno come Travaglio, gli rilascerebbe sul sedere un bel verbale a forma di tacco.


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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 12 mag 2008, 14:31

a me per capire travaglio è bastato leggere le sue ******* durante calciopoli per capire che lui con la verità non c'entra nulla... fazioso e manipolatore della verità alla ricerca sempre di un secondo fine


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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Genesi il 12 mag 2008, 21:53

Invce, personalmente concordo in parte con quello che Travaglio riporta (a solo riportato) dal libro di Gomez "se li conosci, li eviti", non è certo per le balle di Travaglio che l'Italia è messa male, ma veramente male.....che poi il suo pensiero personale non sia condivisibile e sia un altro "mezzo" cialtorne (mi dspiace, ma la palma per "intero" la prendono solo i nostri politici è un loro diritto :D ) su questo sono d'accordo.

Cito:
"Al V-day di qualche settimana fa Travaglio ha tuonato contro i finanziamenti pubblici all’editoria e ha detto che anche L’Unità percepisce contributi «come tutti i giornali italiani»: e non è vero, perché la sua Unità percepisce più contributi di tutti, in quanto stampa politica come tantissimi altri giornali non sono."

L'Unità percepisce di piu', quindi è falso affermare «come tutti i giornali italiani» perfettamente d'accordo! e poi? qual'è la cosa importante della notizia che Travaglio ha volutamente riportato falsa? che mentendo così non è piu' credibile dei nostri Politici?
Dunque, quali sono le notizie importanti? di cui bisogna tenere realmente conto! delle musse di Travaglio o del fatto che i nostri giornali,giornalisti,televisoni e radio sono finanziate con i Nostri soldi, e quindi faicli da tenere al guinzaglio?
Quindi sè dal pezzo di Travaglio in questo caso citato dal VDay si prende quello stralcio e vi si concentra il dibattito su quello anzichè sulle causa........allora la "vera notizia" scompare, ed ècosì che funziona ormai da anni sia sui nostri giornali che nelle notizie riportate alla Tv.
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 12 mag 2008, 23:18

Se è così fazioso perché non sono ancora riusciti a incastrarlo? Dove sarebbero le frottole raccontate? Come lui stesso ha dichiarato "ogni notizia che dà è comprovabile" e taciuta alla collettività.
Non è un santo, ma neppure quel gran diavolo come alcuni lo dipingono..!
Dà fastidio la verità, vero?

ROMA - L'Autorità garante nelle comunicazioni si occuperà mercoledì della puntata di sabato scorso di Che tempo che fa in onda su Raitre e delle dichiarazion di Marco Travaglio relativamente al presidente del Senato, Renato Schifani. L'argomento è stato infatti subito inserito nell'ordine del giorno dei lavori dell'Authority presieduta da Corrado Calabrò. Prevedibile come primo atto la richiesta alla Rai di documentazione sulla vicenda, così come era avvenuto una settimana fa in relazione alla puntata del primo maggio di 'Annozero' imperniata sul V-Day di Beppe Grillo.

E intanto Schifani ha dato mandato ai suoi avvocati per agire giudizialmente nei confronti "delle affermazioni calunniose rese nei giorni scorsi nei riguardi della sua persona": lo comunica una nota dell'ufficio stampa del Senato. "Sarà quella la sede in cui, da una puntuale ricostruzione dei fatti, la magistratura potrà stabilire le responsabilità di coloro che hanno dato luogo ad un'azione altamente diffamatoria - conclude la nota - nei riguardi del Presidente del Senato".

Resta calda dunque la polemica aperta due giorni fa dal giornalista con le dichiarazioni sulle presunte ex frequentazioni mafiose del presidente del Senato. Parole che hanno innescato critiche durissime sia da parte della maggioranza che dell'opposizione, fatta eccezione per l'Idv. Davanti al coro d'indignazione, Travaglio ha scelto comunque di tenere il punto. "Pentito? Ma per piacere, non scherziamo. Figuriamoci se sono pentito per quello che ho detto. Anzi, sono stato anche troppo buono". E aggiunge: "Nessuno dice che quanto ho affermato sia falso". Quanto alla decisione del Garante, prevede: "L'Authority sanzionerà 'Che tempo che fa' di Fazio con un provvedimento diretto alla Rai che mi ha consentito di dire cose vere. Poi la Rai mi denuncerà e così io non potrò più partecipare a 'Anno Zero'. E così si saranno tolti il problema".

Tra i più duri nei confronti del giornalista, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli: "Per quanto mi riguarda ascoltare Travaglio o guardare la Famiglia Addams è la stessa cosa, almeno finché non sono costretto a pagare io con il canone. Se uno l'assume, però, sa a cosa va incontro e deve farsi carico dei debiti e dei crediti. Bisogna prendersela con chi l'ha assunto".

Nel mirino c'è insomma il direttore generale Claudio Cappon, ma l'opposizione, pur condividendo le critiche a Travaglio, cerca di frenare le mire della maggioranza. "Il servizio pubblico - dice Marina Sereni del Pd - è pagato dai cittadini ed è bene che sia un luogo di rispetto per tutti, ma non vorrei che si approfittasse di questo episodio, soprattutto dopo le scuse del conduttore, per fare un repulisti o per cercare una resa dei conti nel servizio pubblico".

Antonio Di Pietro resta l'unico a difendere Travaglio: "Gli attacchi che sta subendo solo per aver raccontato la cronaca di fatti veri ed accaduti e che riguardano nientemeno la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Schifani, dimostrano che, come al solito, quando si tratta di difendere la Casta, i vari esponenti di partito di destra e di sinistra fanno quadrato e diventano un tutt'uno".

(12 maggio 2008)

http://www.repubblica.it/2008/05/sezion ... agcom.html
&
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 13 mag 2008, 22:21

takion ha scritto:Se è così fazioso perché non sono ancora riusciti a incastrarlo? Dove sarebbero le frottole raccontate? Come lui stesso ha dichiarato "ogni notizia che dà è comprovabile" e taciuta alla collettività.


Boh...a volte credo che te le cerchi il sinsitro figuro è stato condannato giusto ieri per diffamazione nei confronti di Confalonieri e mediaset.... ora immagino che il personaggio avrà decine di condanne.... ma come si sa fa più rumore lui quando sbraita che una condanna anni dopo x quel che aveva sbraitato ......


Codice: Seleziona tutto
Marco Travaglio è stato condannato a risarcire Fedele Confalonieri e la Mediaset Spa per complessivi di 26 mila euro, cui aggiungere spese legali e di giudizio. La condanna arriva dal Tribunale civile di Torino, settima sezione, sentenza n. 1125 depositata il 20 febbraio scorso dal Giudice Unico, Maria Francesca Christillin. Interessanti le motivazioni della decisione (delle quali non si era ancora parlato) che obbligano il giornalista a versare 12 mila euro a Confalonieri, 14 mila alla Mediaset spa, più di 6.000 euro per onorari, diritti processuali, rimborsi spese agli avvocati di controparte, imposte previdenziali e Iva. Vanno poi aggiunte le spese per la pubblicazione della decisione del Tribunale torinese, per estratto, sul quotidiano "Il Corriere della Sera".
Confalonieri e Mediaset avevano citato in giudizio il giornalista torinese per un arti -colo apparso il 16 luglio 2006 su "L'Unità", nella rubrica "Ulliwood party", dal tìtolo "Piazzale Loreto?Magari". Si chiedevanori-sarcimenti danni per mezzo milione di euro -e la pubblicazione su quattro giornali nazionali. Così il Tribunale: «Ritiene il giudicante che nelle frasi riportate siano ravvisabili gli estremi della diffamazione. Le osservazioni fatte dal giornalista, infatti: 1) consistono in attacchi personali nei confronti del Confalonieri; 2) sconfinano nella contumelia, non potendosi dubitare della portata in -giuriosia di un'affermazione nella quale si dice ad un oggetto che, non avendo pudore, deve sputarsi in faccia al mattino quando si guarda allo specchio e che da un pezzo ha "perso la faccia" se mai ne ha avuta una; 3) sono "gratuite" in quanto non hanno alcuna utilità specifica per rafforzare il pensiero critico di Travaglio nei confronti delle con-
dotte di Confalonieri. Il giornalista, infatti, è legittimato a criticare anche aspramente i comportamenti di un soggetto, manonpuò esprimere con termini ingiuriosi la propria opinione nei confronti della "persona"».
Il Tribunale ha dunque ritenuto «sussistenti gli estremi della diffamazione in danno al Confalonieri» e ha riscontrato che gli illeciti attribuiti alla Mediaset nell'artìcolo risultano «non veritieri». Nellamemoria difensiva, Travaglio aveva sostenuto che la rubrica " Uliwood party" è «di evidente con -tenuto satìrico», ma il giudice Christillin «non ha ravvisato i caratteri della satira», perché le opinioni erano state espresse «senza intenti umoristici». Nell'articolo si muovevano anche contestazioni nei confronti di «un'azienda», riportando condanne per vari reati. «Dalla documentazione prodotta dalle parti non risulta che i legali rappresentanti di Mediaset abbiano subito condanne (definitive) per i reati elencati da Travaglio nel suo artìcolo», ha replicato il giudice. Travaglio «ha elencato le "nefandezze" di Mediaset in termini di "certezza", senza cioè specificare che si trattava di ipo -tesi di accusa non (ancora) accertate. Tali notìzie - conclude il Tribunale di Torino -devono ritenersi non conformi al principio di "verità" e pertanto devono ritenersi sussistenti gli estremi della diffamazione».
Marco Travaglio, commentando la decisione e preannunciando l'appello ha spiegato che: «Per motivi di sintesi, avevo riepilogato le vicende penali (vere e documentate) delle società Fininvest e Mediaset e dei loro dirigenti, da Berlusconi a Confalonieri in giù parlando genericamente di "azienda". Forse avrei fatto meglio a dire "gruppo". Rispetto la sentenza, ma non la condivido. Intanto pago. Con l'aiuto dell'Unità».


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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 13 mag 2008, 23:18

Scusa è possibile un link all'articolo? Sto cercando, ma non trovo alcun riferimento.

Comunque vedrai che si opporrà e dimostrerà quello che ha detto... non credo sia così sprovveduto. Poi calcola che c'è Di Pietro che convalida ciò che asserisce, per cui...
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 14 mag 2008, 01:11

era su libero di oggi te l'ho fatto con l'ocr


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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 14 mag 2008, 12:14

Grazie. Ho trovato qualcosa (anche se non l'articolo da te messo). Quello che però mi ha sorpreso un poco è la pubblicità fatta anche da Libero sul libro "Papponi di Stato". Non pensavo erano così aperti e questo dà un punto in più anche a Travaglio dimostrando che non solo c'è lui a lamentarsi con prove, ma anche altri usano termini poco graziosi, ma che danno l'esatta entità della cosa generica. Come si vede, ed è dimostrato, il malcontento è ormai ovunque. C'è solo da sperare che questo attuale governo si dia veramente da fare, anche se ciò che hanno ereditato è una patata più che bollente rimandata di volta in volta a chi arriva dopo... se anche loro non riusciranno, chi verrà dopo rischierà di vaporizzarsi partendo sin dalle elezioni...
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 14 mag 2008, 12:20

va che solo chi nn legge libero pensa che sia un giornale di parte....


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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 15 mag 2008, 02:03

Sai da quanto non acquisto un giornale fisico (cartaceo)? Seguo di più ansa.
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi diegofio il 15 mag 2008, 10:38

ma va' :lol:
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 15 mag 2008, 10:50

Credimi, è vero. Questo anche perché in rete puoi trovare almeno la prima pagina di ogni quotidiano, per cui... e mi sembra anche negativo spendere soldi per pelare un albero...
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi diegofio il 15 mag 2008, 11:02

ci credo eccome, il mio messaggio di prima stava ad indicare "si vede!" :lol: ;)
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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi Aragorn il 15 mag 2008, 20:30

Travaglio, la «talpa» dei boss
e il giallo della vacanza siciliana
D'Avanzo: conto pagato da un condannato per mafia. La replica: falso


ROMA - La botta è di quelle che fanno rumore. Marco Travaglio, il giornalista paladino del giustizialismo che si è fatto tanti ammiratori e diversi nemici con le sue denunce, ora subisce l'«effetto letale del metodo Travaglio». E proprio lui, Marco Travaglio - che giovedì scorso, ad «Annozero», ha ricostruito i rapporti avuti nel '79 dal presidente del Senato Renato Schifani con Nino Mandalà, allora solo futuro boss di Villabate poi accusato di mafia nel 1998 - adesso è costretto a difendersi pubblicamente per un episodio circoscritto alla sua vita privata. Lo deve fare per forza dopo l'affondo di un altro giornalista della giudiziaria di razza, Giuseppe D'Avanzo di «Repubblica», che lo tira in ballo e lo strapazza per le sue vecchie e non dimenticate frequentazioni con personaggi poi condannati al processo per le «talpe» alla procura di Palermo.

Correva l'anno 2002. Era l'estate in cui il giornalista Travaglio con la sua famiglia, moglie e due figli, inizia ad andare in villeggiatura a Trabìa in compagnia di un noto sottufficiale della Guardia di Finanza: si tratta di quel maresciallo in forza alla Dia, Giuseppe Ciuro, sempre elegante e disponibile con tutti i giornalisti di giudiziaria di passaggio a Palermo, che poi verrà condannato anche in appello a quattro anni e sei mesi per violazione del sistema informatico della procura di Palermo e favoreggiamento dell'ingegner Michele Aiello.

Sì, l'ingegner Aiello, il «re delle cliniche» che a gennaio del 2008 è stato condannato in primo grado a 14 anni per associazione di stampo mafioso e truffa nel dibattimento sulle «talpe» che ha coinvolto con una pesante sentenza (5 anni per favoreggiamento di singoli mafiosi) anche l'ex governatore dell'Udc Totò Cuffaro. Per Travaglio il colpo è duro anche perché si tratta, ma solo in apparenza, di «fuoco amico». Sull'onda delle polemiche innescate dalla vicenda Schifani, si muove infatti D'Avanzo, autore di tante inchieste sulla mafia e molto stimato negli ambienti giudiziari di mezza Italia, che senza troppi complimenti fa a pezzi il metodo Travaglio: quello, scrive, che «solo abusivamente si definisce giornalismo di informazione». Ma la botta vera arriva ieri quando D'Avanzo, per dimostrare come «il metodo Travaglio» possa coinvolgere tutti noi, tira fuori un verbalino rimasto in naftalina dal 2003: l'estate in cui gli investigatori di Palermo mettono sotto intercettazione il telefonino del maresciallo Ciuro mentre dialoga amichevolmente col giornalista durante la comune villeggiatura a Trabìa. Ciuro poi, ma la ricostruzione di D'Avanzo è controversa, avrebbe chiesto all'ingegnere Aiello di saldare il conto dell'albergo.

Racconta Travaglio, che ieri non è stato affatto contento di leggere sul giornale per il quale collabora un attacco così duro e che nega di essersi fatto pagare alcunché: «Quella fu una esperienza davvero fantozziana. A una cena, dopo un convegno, chiesi a Pippo Ciuro, un vero personaggio perché aveva collaborato anche con Giovanni Falcone, di indicarmi un posto per le vacanze in Sicilia. Lui mi disse che c'era un posto vicino a quello in cui di solito andavano lui e il pm Antonino Ingroia, di cui era collaboratore. Così, per mail, mi mandò un depliant di un albergo, se non ricordo male si chiama Torre del Barone, che però era veramente troppo lussuoso per me. Ma lui, davanti alle mie obiezioni, mi disse di non preoccuparmi perché le tariffe non sarebbero state poi così care. Mi fidai. Quando poi sono andato a pagare, alla reception la signorina mi ha presentato un conto pazzesco, il doppio del previsto. Sei o sette anni fa, devo aver pagato l'equivalente di otto, dieci milioni...Telefonai a Ciuro e gli dissi: "E meno male che me lo hai segnalato tu 'sto posto!". E lui: "Paga, paga. Che poi magari ti fanno lo sconto un'altra volta". Insomma, io mi sono pagato tutto di tasca mia e di questo Aiello non ho mai sentito parlare, almeno fino al giorno del suo arresto... Io comunque in quel posto non ci sono mai più tornato visto che la sòla l'avevo già presa».

L'anno successivo, mese di agosto del 2003, Travaglio torna in vacanza in Sicilia: «Andai con la famiglia per dieci giorni al residence Golden Hill di Trabìa dove di solito alloggiavano Ciuro e Ingroia e ci fu quella buffa storia dei cuscini poi finita nei brogliacci delle intercettazioni. Io chiamai Ciuro e gli dissi: "Qui manca tutto. I cuscini, la macchinetta del caffé perché i precedenti affittuari si erano portati via tutto. Poi gli ospiti del residence mi aiutarono: chi con un cuscino, chi con la Moka... ». E l'affondo di D'Avanzo? «Ecco, se non fosse per la mascalzonata che ha fatto adesso questo signore contro di me ci sarebbe solo da ridere». Ma al Golden Hill chi pagò il conto? Risponde Travaglio: «Io ho pagato la prima volta il doppio di quanto stabilito e per il residence ho saldato il conto con la proprietaria. Tutto di tasca mia, fino all'ultima lira e forse se cerco bene trovo pure le ricevute. Ma poi vai a sapere cosa cavolo diceva questo Ciuro al telefono. Magari millantava come fece con Aiello quando gli raccontò che lui e Ingroia avevano ascoltato a Roma un pentito il quale, in realtà, non si era mai presentato».

Anche se dopo il suo arresto non ha più visto il giornalista Travaglio, l'ex maresciallo Ciuro ricorda bene quella vacanza al «Golden Hill» con Travaglio e il dottor Ingroia durante la quale «si stava insieme, si giocava a tennis e si facevano lunghe chiacchiere a bordo piscina ma poi ognuno faceva la sua vita anche perché c'erano i figli piccoli». E il conto? «Di questa vicenda io non ne so niente, lui ebbe i contatti con la signora del residence. Per il pagamento se l'è vista lui, io non me ne occupai». Più di un dubbio, invece, ce l'ha l'avvocato Sergio Monaco, difensore di Aiello: «Premesso che non sono io la fonte di D'Avanzo, che non conosco, posso solo dire che l'ingegner Aiello conferma che a suo tempo fece la cortesia a Ciuro di pagare un soggiorno per un giornalista in un albergo di Altavilla Milicia. In un secondo momento, l'ingegnere ha poi saputo che si trattava di Travaglio». Qui finisce la storia di una vacanza di tanti anni fa, uno di quegli episodi che possono capitare a chiunque ceda alla tentazione di mischiare villeggiatura, amicizie di lavoro e qualche equivoco di troppo. Ricorrendo alla saggezza di Pietro Nenni, istillata ai giovani socialisti a un congresso del Psi, si potrebbe parafrasare: «A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura».

Dino Martirano


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: Travaglio: il megafono delle procure

Messaggiodi takion il 17 mag 2008, 22:43

Non so se può servire un PDF che dia esempio di quello che si sta facendo per/con Travaglio...

http://files.meetup.com/787465/PROGETTO664_stampa.pdf
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