NAIROBI (KENYA) - Si aggrava il bilancio delle vittime in Kenya a seguito degli scontri avvenuti domenica dopo la proclamazione a presidente di Mwai Kibaki, capo di Stato uscente.
Sono infatti 46 solo i morti accatastati nella morgue di Kisumu nel sud-ovest del Paese. Molte delle vittime sono state provocate dalla dura reazione della polizia che ha anche sparato sulla folla. A Kisumu è stato proclamato il coprifuoco, ma si pensa che lo stato di emergenza possa essere proclamato presto in tutto il Paese.
La polizia ha comunicato all'agenzia Associated Press di aver avuto l'ordine di sparare per uccidere per impedire i disordini.
BILANCIO - Incidenti violentissimi erano scoppiati già al momento della proclamazione di Kibaki a presidente, vittoria respinta dalll'avversario Odinga come «inaccettabile frode» che «potrebbe gettare il Paese nel caos». A Kisumu c'erano già stati disordini con morti il giorno precedente; e le vittime sono probabilmente più delle 46 presenti nell'obitorio. Almeno una quindicina i morti in altre città della stessa area. Violentissimi incidenti, inoltre, anche negli slums di Nairobi dove ci sarebbero stati finora almeno 40 morti. La polizia ha proibito la manifestazione prevista per oggi in un grande Parco della capitale, in cui avrebbe si sarebbe dovuto proclamare Odinga «presidente del popolo». «Chiunque tenterà di dar vita a tale iniziativa, o di parteciparvi sarà tratto in arresto», è stato specificato dalle autorità, mentre il parco, dall'alba, è stato circondato dalle forze dell'ordine. Proibite anche le trasmissioni radiotelevisive in diretta. La tensione è molto forte, i pochi negozi aperti a Nairobi sono pieni di gente che fa incetta tutto il possibile.
NAIROBI - Nella capitale gli uomini girano in gruppi armati di machete e le donne con sassi e pietre, mentre molte baracche sono state date alle fiamme. Lo ha detto all'agenzia missionaria MISNA, padre Kizito Sesana, missionario comboniano nella baraccopoli di Kibera. «Si assiste ad uno spettacolo insolito per chi vive nella città - aggiunge il missionario - con strade deserte, finestre sbarrate e una calma del tutto innaturale. La gente aspetta che l'atmosfera si distenda per riprendere la vita di sempre».«Il problema della etnicizzazione dello scontro politico - ha spiegato Kizito - esiste ed è pericoloso. A Kibera, ad esempio, e nelle altre baraccopoli, la tensione tra Luo (etnia dello sfidante Raila Odinga) e Kikuyu (alla quale appartiene il presidente Kibaki) ma anche Akamba e Kisii (altri due gruppi etnici nazionali), rischia di degenerare in conflitto».