manifestazioni curde: «Se ci attaccano difenderemo la nostra terra. I guerriglieri minacciano di far saltare un oleodotto
CARLA RESCHIA
E' quasi scontro tra il governo di Ankara e Baghdad sul progettato intervento oltre confine, nelle aree dove trovano i guerriglieri del Pkk, il partito curdo dei lavoratori, fuorilegge in Turchia che, negli ultimi tempi ha intensificato i suoi attacchi.
Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, dopo aver chiesto a Baghdad che i campi del Pkk «siano smantellati una buona volta per tutte», ieri si è detto disposto a prendere in esame un’operazione militare congiunta, mettendo in una posizione difficile il fragile governo di Baghdad, che oltre ad avere un presidente, Talabani, curdo, non esercita alcun controllo sulle regioni del Nord, dove non ha forze militari.
Da quando è stato messo sotto protezione degli Stati Uniti nel 1991, dopo la Guerra del Golfo, infatti, il Kurdistan iracheno, che ha un suo governo e un suo Parlamento, ha preso sempre più le distanze dallo stato centrale iracheno. Dopo la caduta del regime ha vissuto un boom economico e, nel martoriato Iraq è un'oasi di relativa quiete, difesa da circa 100 mila combattenti curdo iracheni forniti di 2.000 veicoli blindati e probabilmente poco inclini a unirsi ai turchi nella caccia ai militanti del Pkk.
Le autorità autonome del Kurdistan iracheno si sono dette, al contrario, determinate a combattere ogni attacco contro il loro territorio, in un avvertimento che riguardava la Turchia, ma anche altri «protagonisti della crisi»: un’allusione al potere centrale di Baghdad. Proprio oggi un leader dei ribelli curdi, Murat Karayilan, ha minacciato di colpire un oleodotto che parte dal Kurdistan e attraversa la Turchia, se l’esercito di Ankara attaccherà le basi del Pkk mentre migliaia di curdi si sono riversati sulle strade di Zakho, al confine turco, per protestare contro la paventata offensiva militare turca e ricordare che non rinunceranno a difendere il proprio territorio. I manifestanti hanno sventolato le bandiere curde, con il sole splendente e hanno accusato la Turchia di cercare di fomentare l’instabilità nella loro terra.
Intanto, nella diatriba, s'infila la Siria, che sostanzialmente ha dichiarato di essere pronta a dare man forte alla Turchia, suscitando l'indignazione di Talabani. In un'intervista al quotidiano panarabo Asharq al Awsat il presidente iracheno ha usato toni assai duri: «Personalmente ho sempre evitato commentare le posizioni della Siria per mantenere le relazioni storiche tra i due Paesi, ma questa volta non ho potuto sopportare questo pericoloso superamento di ogni limite. Come può un leader arabo sostenere un intervento militare contro la repubblica dell’Iraq?».