La cosa buffa è che - ufficialmente - un giornalista perderà il posto in Rai in quanto considerato troppo vicino a Piero Fassino. La cosa sorprendente è che non è neppure vicino a Fassino. La cosa inspiegabile è che a creare il caso sia stato l’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai da sempre schieratissimo a sinistra. La cosa pazzesca è che “esecutore” della volontà sindacale sia un dirigente politicizzatissimo e prodianissimo. Insomma, vi parliamo di un guazzabuglio nel quale sarebbe difficile raccapezzarsi se non considerassimo ormai partite le grandi manovre unioniste per impadronirsi della televisione pubblica. Ecco, siamo in fase di massima allerta, quindi tutto trova una sua logica: si sa, la campagna elettorale è vicina, perdipiù l’esito incerto del voto fa sì che ogni microgrammo di informazione debba essere preventivamente vivisezionato. Quindi, nel gran ballo di chi si predispone a un possibile cambio di maggioranza, la prima cosa che si tagliano sono le trasmissioni televisive “scomode”; la televisione di Stato è da sempre luogo privilegiato per questi immondi giri di valzer
L’incolpevole protagonista dell’affaire è Pierluigi Diaco, controverso ragazzo-prodigio del nostrano giornalismo televisivo (e non solo), abile affabulatore, mente sveglia, che può anche stare antipatico ma di certo è uno esprit libre che, senza disdegnare il compromesso quando ci vuole, risulta comunque poco manipolabile, mostrando un’indipendenza davvero pericolosa. Capita che Diaco, in genere astuto nel districarsi tra le sabbie mobili romane, sia scivolato sulla classica buccia di banana pre-elettorale.
I fatti. Primo: il nostro, non certo uomo di destra, conduce ogni sera, dal lunedì al venerdì, un programma di approfondimento politico intitolato “Rai 21,15”, va in onda su Rainews 24, canale satellitare della tv pubblica. Secondo fatto: Diaco, uno di quelli abbastanza instancabili, il lunedì mattina conduce anche un filo diretto con Piero Fassino dai microfoni del circuito radiofonico Area, vicino ai diesse. Terzo, sorprendente: l’Usigrai ha chiesto di intervenire, denunciando il rapporto specifico e continuativo di Diaco «con il rappresentante di una sola forza politica». Insomma, per l’Usigrai Diaco puzzerebbe di “fassinismo” e dunque va epurato, in nome dell’imparzialità.
Ora, capite bene fin d’ora che ci sarebbe solo da ridere di fronte a tutto questo, come se Armando Cossutta fosse allarmato per la presenza di ex-comunisti in Italia, o Michele Santoro (e Lilli Gruber, Antonio Caprarica, Piero Marrazzo, Piero Badaloni, Gad Lerner, David Sassoli, Lorenza Foschini, Ennio Remondino, Daniela Tagliafico, Donato Bendicenti...) denunciasse l’eccessiva presenza a Saxa Rubra di colleghi “rossi”. L’Usigrai preoccupata perché un giornalista è di sinistra? Attenta addirittura ad apparire sopra le parti? Ma quando mai?! Il pulpito, datecene atto, è davvero quello sbagliato.
Però, proprio perché la mossa del sindacato appare del tutto improbabile, è forse necessario capire da dove nasca e cosa nasconda. Anche perché il chiamato in causa è Roberto Morrione, già capoufficio stampa di Romano Prodi durante la campagna elettorale del 1996, insomma un tipo assai “targato” che oggi dirige proprio Rainews 24 e si è ritrovato la patata bollente in casa... scegliendo di far fuori Diaco. “Rai 21,15” chiuderà a dicembre, in modo da non disturbare i manovratori durante la campagna elettorale. O meglio: non verrà prolungato il contratto a Diaco, che scade con la fine dell’anno; quanto alla trasmissione, si vedrà. Parola di Libero, che ieri ha riportato le indiscrezioni che girano a Saxa Rubra.
Si tratta, con tutta evidenza, di una guerra “fratricida”, tra un sindacato di sinistra che taglia un giornalista presunto fassiniano, trovando l’appoggio di un direttore prodiano. Uno spaccato significativo - insomma - dell’armonia che regna sovrana nell’Unione. Qualcuno ha provato a dare una spiegazione tutta politica alla vicenda: i prodiani sarebbero infastiditi per una trasmissione che dà spazio a tutti, in maniera bipartisan, perdipiù condotta da un personaggio considerato vicino a un alleato-concorrente come il segretario diessino.
Da qui, lo stop, che ha meravigliato tutti. A iniziare dall’interessato (Diaco si dice «sorpreso ed incredulo che un giornalista per bene e serio come Morrione possa farsi influenzare, sulle scelte editoriali, da faccende così miserevoli»). Ieri, nonostante la giornata festiva, da Forza Italia ad An, al Pdci, si sono alzate voci in difesa di programma e teleconduttore. «La sinistra sta ormai mostrando nel campo dell’informazione tutta la sua arroganza», ha attaccato l’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, spiegando: «Se la notizia dell’epurazione di Diaco si dovesse rivelare vera, apparirebbe sconcertante. Da sinistra non si punta soltanto a cancellare la destra, ma anche chi non è perfettamente allineato a gruppi dominanti all’interno di quello schieramento». Di “un grande professionista” e di una trasmissione “intelligente e moderna” hanno parlato anche il presidente del consiglio nazionale di Forza Italia e vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi, ed il presidente della delegazione dei comunisti italiani al Parlamento europeo, Marco Rizzo. Mentre la socialista Chiara Moroni ha riconosciuto a Diaco «il merito, non piccolo, di contribuire ad avvicinare il mondo giovanile a quello della politica». Tramite l’ufficio stampa, Morrione ha fatto sapere che «la trasmissione non è a rischio, non c'è intenzione di chiudere il programma». Sul conduttore però non una parola.